"For much of the past decade, one constant gripe within the world of documentary has been a need for more writing and better criticism about the craft of the filmmaking (as opposed to summaries of the plot or lionizations of the subject). So why have two recent, very critical op-ed pieces about The Act of Killing drawn such heat? The answer lies in both the source of the criticism and the method.
per gran parte dello scorso decade, una costante lamentela nel mondo del documentario è stato riguardo ad un bisogno di più scrittura e un criticismo migliore sull'arte di girare film ( in opposizione al riassunto della trama o l'esaltazione dell'argomento).
quindi perchè avere due pezzi di editoriale molto recenti e critici riguardanti " l'atto di uccidere" ha fatto così tanto scalpore?
la risposta si trova sia sulla fonte del criticismo sia sul metodo.
It’s certainly not uncommon for there to be debate about documentaries, and often that debate is most animated amongst members of the oft-mentioned documentary community: an alternately loose and bound affiliation of filmmakers, programmers, broadcasters, writers and assorted plus ones who find themselves in a kind of “minority solidarity” within the larger film world that is both perceived and real."
Non è certamente comune che ci sia un dibattito sui documentari, e che spesso il dibattito sia più animato tra i membri della comunità del documentario spesso menzionata: un'affiliazione alternativamente divergente e coesa di registi, programmatori, emittenti, scrittori e altre varie figure più quelli che si ritrovano in una sorta di "solidarietà di minoranza" all'interno del più grande mondo del cinema che sia percepito e reale.